I neuroni musicali del MIT
Scienziati del celebre Massachusetts Institute of Technology di Boston (M.I.T.) hanno osservato la reazione del cervello agli stimoli sonori che esulano dai rumori esclusivamente ambientali ed hanno scoperto i neuroni che “rispondono” alla musica.
Nel cervello esistono delle popolazioni di neuroni specifiche per la percezione della musica. L’esistenza di queste cellule nella corteccia uditiva umana è stata osservata per la prima volta da parte di un gruppo di neuroscienziati del Department of Brain and Cognitive Sciences del MIT di Boston che hanno visto come questi neuroni abbiano risposte altamente selettive e si attivino solamente in presenza di stimoli musicali, ma non in caso di stimoli ambientali come il rumore di passi o di un’automobile e neppure nella percezione del linguaggio parlato umano.
Il cervello possiede un sistema specificatamente dedicato agli stimoli musicali.
«I nostri risultati sono difficilmente conciliabili con l’idea che la musica si basi interamente su strutture neurali ottimizzate per altre funzioni, perché le risposte neurali che vediamo sono altamente specifiche per la musica» ha commentato Nancy Kanwisher, docente di neuroscienze cognitive al MIT e membro del McGovern Institute for Brain Research e responsabile dello studio apparso su Neuron.
I ricercatori hanno fatto sentire 165 suoni diversi a 10 soggetti, analizzandone l’attivazione neurale con risonanza magnetica. Gli stimoli comprendevano spezzoni di parlato, musica, suoni e rumori della vita quotidiana, come il rumore di un’auto, lo squillo del telefono o dei passi.
L’analisi delle attivazioni è di esecuzione piuttosto complessa, data la scarsa risoluzione spaziale della risonanza, inadeguata in caso di stimoli uditivi, poiché misura una somma di risposte neurali. Ebbene, è emersa la presenza di sei modelli di attivazione, dove una popolazione di neuroni risponde alla musica, un’altra al linguaggio parlato e le altre quattro a caratteristiche del suono come l’altezza e la frequenza.
Secondo i ricercatori, questo fornirebbe la prova che c’è una gerarchia di trattamento: le risposte alle dimensioni acustiche relativamente semplici sono nell’area uditiva primaria, cui fa seguito una seconda fase di lavorazione che rappresenta le proprietà più astratte dei suoni legati al linguaggio parlato e alla musica.
Dopotutto, la musica accompagna tutta la nostra storia. Le abilità musicali degli esseri umani sono molto antiche, come dimostrano manufatti attribuibili a Homo Sapiens risalenti a diverse decine di migliaia di anni fa, con reperti di strumenti musicali d’osso d’avvoltoio e rinvenuti nel sud della Germania datati 40mila anni fa.
Una questione importante per il futuro sarà quella di capire come questo sistema si forma nel periodo dello sviluppo, quando compare e in che modo dipende dall’esperienza. Dare una risposta a queste domande forse permetterà anche di comprendere come mai la musicoterapia, utilizzata per vari tipi di disturbi motori e cognitivi, funziona.