“L’IQ valuta soltanto la parte misurabile dell’intelligenza”
VINCENZO GALATRO
Le teorie che cercano di definire l’intelligenza sono molteplici e ciascuna ci fornisce un quadro – seppur parziale – di questa complessa funzione della mente umana.
Le ricerche e gli approcci di studio che si sono sviluppati attorno al tema dell’intelligenza sono molteplici: teorie unitarie, teorie globali, teorie multiple, ecc..
La psicometria è il campo di studio della psicologia sperimentale che si occupa dei metodi per misurare le differenze nelle reazioni psichiche nello stesso soggetto in condizioni diverse e fra individui.
Il lavoro teorico e applicativo della psicometria è rivolto principalmente a misurare l’intelligenza e le altre funzioni psichiche, oltre che costruire strumenti e procedure per creare, sviluppare e perfezionare metodi teorici per questa misurazione.
I primi studi e le ricerche sui test di intelligenza ci riportano all’inizio del secolo scorso.
Nel 1905 lo psicologo francese Alfred Binet pubblicò il primo test di intelligenza moderno, la Scala Binet-Simon. Il suo scopo principale era di identificare gli alunni che avevano bisogno di un particolare aiuto nelle materie scolastiche. Grazie al suo collaboratore Theodore Simon, Binet apportò modifiche alla sua scala di intelligenza nel 1908 e nel 1911, poco prima della sua prematura morte. Il test misurava l’età mentale del bambino in modo che un bambino di 7 anni che risolvesse i problemi che in media risolvevano i bambini di 7 anni, avrebbe ottenuto un punteggio di 7.
Nel 1912 presso Università di Breslavia lo psicologo tedesco William Louis Stern coniò il termine I.Q. (dall’inglese: Intelligence Quotient o dal tedesco: Intelligenz-quotient) e lo definì come la risultante della formula (età mentale/età biologica)*100; in questo modo, due bambini di età diversa che risultassero entrambi con una intelligenza pari alla media, otterrebbero entrambi lo stesso punteggio di 100. Un bambino di 10 anni che avesse ottenuto un punteggio normale per uno di 13, ad esempio, avrebbe avuto un QI di 130 (100*13/10).
Un ulteriore affinamento della scala Binet-Simon fu pubblicato nel 1916 da Lewis M. Terman, della Stanford University, il quale condivise la tesi di Stern che l’intelligenza di un individuo si dovesse misurare con un quoziente e introdusse i test chiamati Stanford-Binet Intelligence Scale, che tuttavia presentano difficoltà nell’applicazione a individui adulti.
La formula originaria calcolava il risultato espresso come:
Nel 1939 David Wechsler pubblicò il primo test d’intelligenza appositamente realizzato per la popolazione adulta, la Wechsler Adult Intelligence Scale (o WAIS). Successivamente nel 1949 Wechsler estese la sua scala includendo anche i bambini, creando la Wechsler Intelligence Scale for Children (o WISC). La terza edizione della WAIS (WAIS-III) e la quarta edizione della WISC (WISC-IV), sono state tradotte in molte lingue importanti e vengono ampiamente impiegate per la valutazione di adulti e bambini. Le scale di Wechsler contengono dei sotto-punteggi separati, dividendo il QI in una parte lessicale (cultura generale, comprensione del testo, conoscenza dei vocaboli, etc.) e in una parte di performance relativa ad abilità quali la capacità di individuare rapidamente dettagli visivi, fare associazioni logico-sequenziali, ecc. Le prime versioni della scala Stanford-Binet erano invece più incentrate sulle abilità lessicali. La scala Wechsler è stata inoltre il primo test d’intelligenza a basare i punteggi su una distribuzione normale standardizzata, invece che su un quoziente relativo all’età.
Il quoziente d’intelligenza (QI) è un punteggio, ottenuto tramite uno dei molti test standardizzati, che si prefigge lo scopo di misurare o valutare l’intelligenza, ovvero lo sviluppo cognitivo dell’individuo.
I test del QI assumono varie forme: alcuni ad esempio utilizzano un solo tipo di elementi o domande, mentre altri sono divisi in più parti. La maggior parte di essi dà un punteggio totale e uno relativo alle singole parti del test.
Tipicamente un test del QI richiede di risolvere sotto supervisione un certo numero di problemi in un tempo prestabilito. La maggior parte dei test è costituito da domande di vario argomento, come memoria a breve termine, conoscenza lessicale, visualizzazione spaziale e velocità di percezione. Alcuni hanno un tempo limite totale, altri ne hanno uno per ogni gruppo di problemi, e ve ne sono alcuni senza limiti di tempo e senza supervisione, adatti a misurare valori di QI elevati.
Tra i principali test di intelligenza ricordiamo:
– WAIS (Wechsler Adult Intelligent Scale), test di intelligenza per adulti, attualmente giunta alla sua quarta edizione.
– WISC (Wechsler Intelligence Scale for Children), test di intelligenza per bambini in età scolare (bambini e ragazzi dai 5 ai 16 anni e mezzo), attualmente giunta alla sua quarta edizione.
– WPPSI (Wechsler Preschool and Primary Scale of Intelligence), test di intelligenza per bambini in età prescolare (bambini dai 4 ai 6 anni e mezzo), attualmente giunta alla sua terza edizione.
Le Scale Wechsler sono un insieme di strumenti utilizzati per la valutazione dell’intelligenza.
Le Scale Wechsler permettono di valutare numerosi processi psichici relativi al funzionamento cognitivo:
– del pensiero
– della memoria
– dell’esame di realtà
– della capacità di pianificazione
Inoltre, forniscono anche un’idea di come il soggetto utilizzi le sue capacità e risorse.
La WAIS-IV si compone di 15 subtest, 10 fondamentali e 5 supplementari, che indagano 4 dimensioni.
• Comprensione verbale: subtest Somiglianze, Vocabolario, Informazione e Comprensione (supplementare).
• Ragionamento visuo-percettivo: subtest Disegno con i cubi, Ragionamento con le matrici, Puzzle, Confronto di pesi (supplementare), Completamento di figure (supplementare).
• Memoria di lavoro: subtest Memoria di cifre, Ragionamento aritmetico e Riordinamento di lettere e numeri.
• Velocità di elaborazione: subtest Ricerca di simboli, Cifrario e Cancellazione.
Come scrive Wechsler: “L’intelligenza è una funzione dell’intera personalità ed è sensibile ad altri fattori oltre quelli inclusi nel concetto di abilità cognitive. I test di intelligenza misurano inevitabilmente anche questi fattori” (Wechsler, 1981).
Infine, le matrici di Raven, dette anche matrici progressive, sono un test utilizzato per la misurazione dell’intelligenza non verbale. In ogni scheda viene richiesto di completare una serie di figure con quella mancante. Ogni gruppo di item diventa sempre più difficile, richiedendo una sempre più elevata capacità di analisi, codifica, interpretazione e comprensione degli item. Le matrici di Raven sono considerate il test elettivo per misurare il fattore g dell’intelligenza, ovvero l’intelligenza definita fluida.
L’immagine sotto riportata mostra la distribuzione dei punteggi del QI nella popolazione mondiale.