CODICE NEUROLOGICO DELL’ENGRAMMA
La nostra mente non cancella proprio nulla del proprio vissuto, conserva nel magazzino della memoria ogni dato, esperienza, emozione, gioia o dolore, come pure le reazioni a essi.
Esistono tanti tipi di memoria e ogni memoria ha una giusta motivazione per esistere, fa parte della nostra storia.
Ogni individuo, in tutti gli istanti della propria vita, porta con se questo bagaglio di memorie che, talvolta, ci porta ad agire e a riprodurre – anche inconsapevolmente – gli stessi comportamenti, talvolta anche disfunzionali e non adeguati alla situazione attuale, che sembra simile ad un evento del passato, ma in verità non lo è.
Ogni cosa che vediamo, sentiamo e facciamo (o che vediamo fare ad altri) crea una memoria a cui è legato un ricordo.
I ricordi sono registrati in permanenza e il cervello cataloga i ricordi di tutta una vita come in un archivio. Ma, secondo l’opinione maggioritaria, la memoria non è necessariamente una struttura anatomicamente e visivamente osservabile, e non sembra per ora possibile stabilirne l’esatta localizzazione. Alcuni sostengono che riguardi l’intera estensione della corteccia cerebrale, altri solo una specifica zona che ancora non è stata individuata.
Il teorico dell’informazione John von Neumann stimò che i ricordi memorizzati durante una vita umana media dovrebbero ammontare a 2,8 x 102 [280.000.000.000.000.000.000] bit, supponendo che nulla vada dimenticato.
L’engramma, detto anche “traccia mnestica”, viene considerata una qualunque informazione presente nella memoria, una registrazione di un evento passato.
L’engramma è l’archetipo della memoria. L’Intelligenza engrammatica è la scoperta di una conoscenza aprioristica.
Nel dizionario di medicina della Treccani, l’engramma viene definito come una “traccia mnemonica che si forma nel sistema nervoso in seguito all’esperienza e all’apprendimento”.
L’intelligenza engrammatica – scoperta ed applicata dal dott. Vincenzo Galatro – è la capacità di leggere l’engramma, cioè la rappresentazione neurale di una memoria, nel senso di riuscire ad estrarre informazioni utili da particolari tracce mnemoniche al fine di accelerare l’apprendimento e l’acquisizione di una determinata abilità.
Si tratta di “informazioni dinamiche strutturate”, rappresentazioni interne contenute nel sistema nervoso, acquisite con l’esperienza o con un particolare processo di scrittura mentale (c.d. engrafia).
L’Intelligenza engrammatica è la porta d’accesso alla conoscenza del codice neurologico.
Gli stimoli esterni percepiti (immagini, suoni, ecc.), modifichino “qualcosa” e lasciano un segno, un engramma. In altre parole, l’esperienza lascia una traccia. In futuro, questa traccia, grazie allo sviluppo dell’intelligenza engrammatica, diventa una preziosa fonte di informazione, oltre che un catalizzatore dell’apprendimento.
Questo segno è scritto nel linguaggio della neurobiologia. Consiste di modificazioni biochimiche e anatomiche a livello di cellule nervose, soprattutto a livello delle connessioni tra cellule nervose. Si tratta di modifiche che avvengono in aree cerebrali.
Il recupero di una esperienza passata implica così l’assemblaggio di diversi “pezzi” di informazione, da diversi “luoghi” cerebrali. Le informazioni sono “conservate” nel cervello scritte con un linguaggio basato sulle connessioni e trasmissioni sinaptiche.
Una enorme mole di dati sperimentali ha dimostrato che le sinapsi si modificano nel tempo. Nuove sinapsi si formano, altre scompaiono. Nuove connessioni e nuove cellule si sviluppano, altre degenerano e muoiono.
L’apprendimento corrisponde ad un processo di modificazione di un substrato neurobiologico esistente, attraverso un processo di riscrittura (encoding) della nuova informazione su un substrato esistente. Dal punto di vista neurobiologico, la memoria corrisponde quindi ad una modificazione fisico-chimica all’interno del cervello.
Un’esperienza lascia un segno, una “scrittura” che deve consistere di cambiamenti chimico-fisici compatibili con la struttura biologica della materia. L’engramma codifica l’informazione, che avrà una relativa stabilità nel tempo, e potrà essere riutilizzata in futuro.
Qualcuno ancora oggi, nonostante le evidenze, dubita dell’esistenza dell’engramma.
La presente ricerca, basandosi principalmente su una nuova forma di intelligenza e sull’utilizzo consapevole dell’engramma, dovrebbe ormai fugare ogni dubbio in proposito.
Secondo il Dott. Galatro, l’engramma ha uno specifico contenuto informativo (visivo, uditivo, cinestesico, ecc.). L’intelligenza engrammatica utilizza queste informazioni per implementare il processo di apprendimento e di acquisizioni di nuove capacità, abilità e competenze.
Le rappresentazioni interne hanno in definitiva un substrato neuronale, con caratteristiche fisiche, potenzialmente identificabili.
L’intelligenza engrammatica trasforma e traduce queste rappresentazioni interne in conoscenza, abilità e competenza.
L’intelligenza engrammatica è un nuovo modo di imparare, crescere, migliorare.